Semplice e Facile non sono sinonimi
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Pensare che semplice sia facile e complesso sia difficile è un errori tra i più clamorosi che possano essere fatti e, purtroppo, è molto diffuso. Quasi sempre, è vero il contrario.

Partiamo dalla comune considerazione che gli aggettivi semplice e facile siano sinonimi. Ma è davvero così?

Partiamo dall’etimologia dell’aggettivo semplice: la radice sem- significa “uno solo” mentre la radice -plec significa “piegare” e, quindi, il significato letterale è “che può piegarsi una sola volta”, da cui la definizione:

Semplice: ciò che è costituito di un solo elemento e non può risolversi perciò in ulteriori componenti

L’aggettivo facile è legato al concetto di fare e significa:

Facile: che si può fare agevolmente, senza grande abilità o sforzo (fisico o mentale) e in genere senza stento

Ma, allora… fermi tutti! Semplice e facile non sono affatto sinonimi.

Facile è un concetto soggettivo: qualcosa può essere facile per l’uno ma non per l’altro.
Semplice è un concetto oggettivo: se qualcosa non è più scomponibile lo è per chiunque.


Quale vite girare

C’era una volta il proprietario di un macchinario molto complesso, pieno di viti, bulloni, cavi, ecc.

Questo macchinario era molto importante per svolgere al meglio il suo lavoro.

Un giorno il macchinario si inceppò; il proprietario chiamò diversi tecnici ma nessuno fu in grado di farlo ripartire.
Egli era ormai disperato, quando un giorno si presentò a lui quello che aveva la fama di essere il miglior tecnico in circolazione: già molte volte lui era riuscito laddove tanti avevano fallito. Decise perciò di avvalersi delle sue prestazioni.

Giunto sul posto, il tecnico intervenne con sorprendente rapidità: si fece spiegare quale fosse il problema, si mise il camice, estrasse la sua valigetta degli attrezzi, scelse con cura un cacciavite e girò pochissimo una vite.
Il macchinario ripartì subito.

Il proprietario era contentissimo, se non che il tecnico, una volta risistemato il cacciavite nella valigetta, gli disse:

– Tutto a posto, per questo lavoro mi deve 1000 euro.

– Cooosa? Mille euro… Mille euro per una cosa così facile e veloce? Ma è assurdo! È una cifra troppo alta!

– Non è vero che è troppo alta. Ora le scrivo la fattura, così capirà da sé che le ho chiesto il giusto.

Il proprietario era scettico, ma quando il tecnico gli porse la fattura, cambiò espressione, si calmò e pagò la cifra senza battere ciglio.

Sulla fattura era scritto questo:

  • Girare la vite di 1/4 di giro – 1 secondo di tempo ———-1 centesimo di euro
  • Sapere quale vite girare, e in che direzione – una vita di studio ———- 999,99 euro


Se è semplice non vale?

Interessante, questo aneddoto. Un’operazione così facile, così veloce, non può costare così tanto. E’ logico, no? Eppure non è così. Saper rendere semplice un lavoro complesso è difficile.

Pensateci. Lo smartphone che avete tra le mani fa cose incredibili, con pochi gesti. Ma chi lo ha programmato, lo ha reso semplice investendo moltissimo del suo tempo e delle sue capacità. Premi un tasto e fai un fantamiliardo di operazioni complesse che, senza la semplificazione del programmatore, non avresti mai potuto fare.

Nel 1984 Apple presentò il Macintosh, il primo computer con un’interfaccia grafica che simulava una scrivania. Facile, no? Mica tanto. Fu un’opera complessa quella seguita per semplificare la vita all’utente e rendere facili attività complesse. Ci sono voluti ben sette anni per arrivare alla versione definitiva di quell’interfaccia grafica. Sette!!!


Superare la complessità

Dietro quell’apparente facilità ci sono anni di studio di gruppi di esperti accomunati dall’obiettivo di semplificare il complesso e metterlo a disposizione di chiunque. Si tratta di persone che hanno sviluppato competenze importanti in molti campi.