Il lavoro non è un posto dove si va
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Lavoro agile. L’idea del lavoro come è stata vissuta fino ad oggi si avvia al suo rapido declino. È sotto gli occhi di tutti che il lavoro sta cambiando rapidamente.


Il lavoro come lo conosciamo

Il lavoro cambia rapidamente, non solo in Italia ma a livello mondiale. E lo fa spostandosi verso nuove competenze, inesistenti in precedenza. Tuttavia, il mondo del lavoro è sempre stato così, lavori e mestieri nascono e muoiono continuamente. Ma mai a questa velocità e con questa obsolescenza.

L’evoluzione tecnologica e sociale è il motore principale di questa evoluzione.  I lavori a bassa specializzazione sono sempre di meno, sostituiti da nuove, funzionali e instancabili macchine.

L’idea del lavoro inteso come scambio tra tempo impegnato dal lavoratore in un luogo fisico per attività produttive (fisiche o intellettuali) e salario è superata. È stato proprio questo periodo di pandemia ad avere stimolato il lavoro da remoto, tipicamente da casa. Quello che oggi viene, a mio parere erroneamente, chiamato lavoro agile.

Anche prima della pandemia il lavoro da remoto esisteva, ma era relegato a bassi numeri e a poche specializzazioni. Solo il 5% dei lavoratori poteva lavorare da remoto, tipicamente programmatori e traduttori. Il perché è evidente: non tutte le aziende erano organizzate per o avevano la volontà di introdurre il lavoro remoto.

Oggi è molto diffuso, arrivando a ipotizzare che possa restare il metodo principale per svolgere attività lavorativa. La verità è che ci siamo abituati a questa forma di lavoro che esclude un luogo fisico fisso, l’ufficio, presso cui recarsi per svolgere le attività nel tempo della giornata lavorativa.


Il lavoro del futuro

Finalmente si è capito che lavorare al di fuori del proprio ufficio può essere non solo fattibile, ma anche produttivo. Il lavoro agile lo è sia per l’azienda che per il lavoratore. Ma anche gratificante. Niente viaggi allucinanti per andare in ufficio, niente pause pranzo veloci e poco salutati, niente permessi per andare a prendere/portare i figli.

Si è dovuto passare dal concetto di lavoro fatto da 8 ore lavorative in ufficio al concetto di lavoro per obiettivi, senza vincoli di orari o di luogo di lavoro. Il lavoro agile.

Un passaggio epocale. Come ben dice Piero Angela nella sua trasmissione “Lo Smart Working” in Superquark di agosto 2020: “nel passato un contadino neppure si sognava di poter svolgere il suo lavoro da casa. Per esempio mungere le mucche o pascolare le pecore restando seduti in salotto“.

Ma cosa significa lavorare per obiettivi anziché per tempo? Non lavoriamo già tutti per obiettivi?

In effetti sì, ma gli obiettivi sono fissati da qualcun altro, il capo, che ci controlla per verificare che il nostro lavoro possa raggiungere quegli obiettivi. La nostra capacità di autodeterminare gli obiettivi, i modi, gli strumenti e i tempi per raggiungerli in maniera del tutto autonoma è il punto chiave nel concetto di lavoro agile.

Per approfondire leggi l’articolo Smart Working sì, con strumenti giusti e lavoro per obiettivi di Massimo Canducci.

Quindi lavoro agile significa che posso lavorare quando voglio e dove voglio, utilizzando strumenti elettronici quali i computer, la rete internet, il cloud, per elaborare, comunicare, conservare. Fico! Vero. Ma l’altra faccia della medaglia è che questo approccio richiede flessibilità e responsabilità. Infatti, quello che ci si aspetta dal lavoratore al termine delle sue fatiche è solo un lavoro ben fatto.

Lavorare per obiettivi è, dunque, una soft skill e non una modalità di lavoro. E come tale, andrebbe inserita come capacità nel proprio curriculum vitae.


Il lavoro agile è autonomo

Questa conclusione farà saltare tanti sulla sedia. Perbacco, se io pago un dipendente lo voglio vedere per controllarlo. Otto ore al giorno. Per fortuna questa concezione medievale, fantozziana, del lavoro sta sparendo.

La moderna cultura del lavoro spinge verso un rapporto di reciproca fiducia tra l’azienda e il dipendente, i cui risultati sono valutati in base a metriche concordate.

Il lavoratore non dovrà semplicemente spostare il suo ufficio nella sua casa, rispettando modalità e tempi di lavoro come al solito, come avviene nel telelavoro.

Al contrario, il lavoratore agile concorderà gli obiettivi con l’azienda e definirà quali attività compiere in quali tempi, organizzandosi in autonomia. Questi obiettivi potranno essere giornalieri, settimanali o mensili, a volte annuali. E produrranno risultati talvolta quantitativi, talvolta qualitativi.

Prova a leggere l’articolo “Un altro modo di pensare” qui su Ortigitali

Il lavoratore diventa un project manager, o un imprenditore di se stesso, in poche parole.


Conclusioni

Appare evidente che non tutte le figure professionali possono svolgere lavoro agile. Il contadino di Piero Angela avrà difficoltà a mungere le mucche seduto comodamente sul divano di casa sua. Tuttavia, la tecnologia sta spingendo sempre di più verso l’automazione delle attività manuali e il suo telecontrollo da remoto. E non è detto che a, breve, i contadini non saranno anche loro in lavoro agile.


Il video

Vi lascio con la visione di un talk di TEDx Varese, nel quale Pino Mercuri ci parla di smartworking già nel lontano 2018, quando ancora si aveva il boom dovuto alle conseguenze della pandemia.

Il futuro del lavoro | Pino Mercuri | TEDxVarese – 26 lug 2018